L’autismo è disturbo complesso, che coinvolge diversi aspetti del funzionamento infantile: dalle difficoltà di relazione con le altre persone a quelle comunicative ed emozionali.
Un quesito ancora privo di risposta è se queste difficoltà emergano solo in riferimento alle relazioni con gli altri esseri umani oppure riguardano anche i rapporti con altri soggetti animati e non.
A questo interrogativo stanno cercando di dare una risposta i ricercatori del RoboticCSS Lab (Laboratorio di Robotica per le Scienze Cognitive e Sociali) del Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca.
Al lavoro sono coinvolti: pedagogisti, filosofi, psicologi dello sviluppo ( essendo la materia trasversale ed essendo coinvolti diversi rami del sapere ); studiando il modo in cui si forma e si struttura nei bimbi autistici la “Teoria della mente” (ToM, Theory of Mind, cioè la capacità cognitiva che è essenziale per riconoscere e interpretare le intenzioni, gli stati mentali e le emozioni proprie e degli altri esseri umani) e sfruttando la naturale propensione dei bambini a interagire con i robot, i ricercatori del RobotiCSS Lab possono misurare il livello di compromissione di alcune capacità cognitive.
L'idea che i robot possano aiutare i bimbi con autismo non è nuova: la robotica è stata utilizzata (soprattutto in ambito riabilitativo ed educativo) con gli anziani affetti da demenza di tipo Alzheimer e con bambini che presentano gravi disabilità per favorire lo sviluppo di competenze sociali e comunicative. In questo caso l’elemento innovativo è utilizzare i robot per accrescere le informazioni sulla mente e sul funzionamento di essa delle persone con autismo.
Le ricerche scientifiche, fino ad ora, farebbero pensare che i bambini affetti da disturbi dello spettro autistico, benché abili nello scoprire relazioni causali tra eventi fisici, non siano in grado di sviluppare una “Teoria della Mente” e per questo f a t i chino a codi fi c a re l e int enz ioni e i comportamenti altrui quando questi non sono esplicitati. Il fine ultimo di questa ricerca, in particolare, è cercare di capire se i bambini autistici siano in grado di attribuire stati mentali o intenzioni ai robot, mettendoli in relazione diretta con questi e s t udi a ndon e l e re a z ion i ; qu e s t o i n f a t t i permetterebbe di ipotizzare che la loro capacità di formarsi una “teoria della mente” non sia totalmente compromessa.